domenica 26 luglio 2009

PAESE E NAZIONE



Dopo una breve pausa riprende l'attività informativa nel sito del Circolo di Paratico del Partito Democratico.Anche in piena estate si possono trovare argomenti interessanti che possono diventare fonte di discussione o anche solo di riflessione personale

Tralaltro ogni post è commentabile e chiunque apra queste pagine è invitato a farlo.
E' in pieno svolgimento il dibattito precongressuale e a settembre anche il nostro Circolo avvierà il confronto e il dibattito interno che condurrà alla scelta della linea del Partito.


Ad ognuno la sua scelta e per questo motivo riportiamo i manifesti dei candidati perchè ognuno possa formarsi un opinione.


Per la parte dedicata alla stampa da non perdere segnaliamo un articola di Eugenio Scalfari in cui si evidenzia che non solo solo gli scandali cosidetti "privati" o la schizofenia fra "vizi privati e pubbliche virtù" a caratterizzare la vicenda politica del Presidente del Consiglio ma anche una gestione della cosa pubblica che non sembra in linea con i pronunciamenti del Governo.

Infine per la parte che riguarda direttamente Paratico alcune note sulla futura organizzazione del Circolo.




Nel mese di Agosto, notoriamente sonnolento e pigro sotto il profilo politico, approfitteremo della pausa per mantenere una promessa. Alcune settimane addietro abbiamo accennato alla storia della tanto decantata (a ragione) "Primavera di Paratico".



Sarà interessante ripercorre un pò la storia politica degli ultimi 20 anni del nostro paese rivelando episodi,curiosità e .. perchè no.. qualche piccolo segreto.
Partiremo dal 1992 per arrivare alla Primavera di Paratico.



Una serie di piccoli racconti da leggere al fresco mentre scorre la feria di Agosto.. nella migliore tradizione del giornalismo all'Italiana.





VERSO IL CONGRESSO


PROGRAMMA DI PIERLUIGI BERSANI






“Sono il candidato di nessuno che pensa ci sia bisogno di tutti”.

Penso a un«partito di combattimento» che non ha paura di «difendere le proprie idee», anche se questo dovesse significare affrontare una «traversata nel deserto». Pierluigi Bersani lancia la sua visione del nuovo partito democratico e ribadisce il suo appoggio alla candidatura di Walter Veltroni, anche se con Enrico Letta si «lavorerà in amicizia e contaminazione», e chiarisce subito di voler alzare lo sguardo rispetto alla politica contingente: bisogna dar vita, dice, ad un partito il cui orizzonte è «il prossimo secolo e non domani l'altro».
ALLEANZE E IDEE - «Il profilo programmatico del partito nuovo - dice Bersani, autore sull'argomento anche di un articolato documento intitolato «Idee per il partito nuovo» (■ Il testo integrale) - si rivolge con nettezza al paese e non incorpora le alleanze: le alleanze ci vogliono, ma un partito è a vocazione maggioritaria non se e quando diventa maggioritario, ma se e quando si mostra disposto ad attraversare il deserto in nome delle sue fondamentali idee».
LE RICETTE - Le ricette di Bersani sono note: lavoro, sviluppo, competitività che «sono tutte cose di sinistra che la sinistra deve tornare a reinterpretare». Serve insomma, «un partito delle riforme che colmi il solco tra politica e società, con le porte aperte, per smantellare quei meccanismi corporativi, familistici e localistici» che frenano. «Serve un partito del lavoro e della cittadinanza, un partito di popolo lasciando però il populismo alla destra».
PRESENTE E FUTURO - Nell'immediato, è la premessa, bisogna fare due cose: «sostenere e rafforzare l'azione di governo e rendere più compatta la sua maggioranza. E poi riflettere, tutti insieme, sulla costruzione di un partito che dobbiamo regalare al futuro e non schiacciare sul presente. Non obbediamo all'esigenza della politica sacrificando così l'orizzonte di quello che dovrà essere il partito del secolo».
IL PD E IL GOVERNO - Restando al contingente Bersani sottolinea che il Pd «non nasce per indebolire il governo, anzi se viene costruito nel modo giusto e le primarie saranno un successo, il 15 ottobre anche il governo Prodi starà meglio». Ma dietro l'angolo c'è il futuro, avverte, e non si può ignorare che esiste «un baratro tra la società e la politica», serpeggia «una forma di anarchismo nel profondo della società, chi è investito dalla competizione globale ha i nervi tesi».
POLITICA RIFORMATRICE - Nel discorso di Bersani ricorre più volte la necessità di una politica riformatrice: riforme che siano «ispirate da una visione del Paese e dalla capacità di ricavare dei propri valori di riferimento un avanzamento generale della società». Nessun arretramento sui valori della sinistra, però: i valori «di una nuova e grande sinistra democratica e popolare. La parola sinistra non deve essere lasciata incustodita, deve essere invece riempita di cose nuove. L'idea di uguale libertà e dignità di tutti gli esseri umani, può essere una spinta formidabile per l'avanzamento dell'intera nostra società».
ANTICHE CONQUISTE E NUOVI VALORI - «Se questo - aggiunge - non ci appare più tanto chiaro, è perchè abbiamo legato quella grande idea a simulacri e antiche conquiste che oggi non sempre incidono sulla realtà. Possiamo accettare che l'Italia sia, fra i grandi Paesi dell'occidente, quello con il grado minore di mobilità sociale e con la disparità maggiore fra i redditi? Mobilità sociale, società aperta e coesione sono un progetto che dobbiamo rassicurare nella coraggiosa concretezza di un programma». «Rinnovare i valori - conclude - significa tornare a coltivare nelle condizioni nuove i suoi grandi e storici campi d'azione: il lavoro e la democrazia».


MANIFESTO DI SOSTEGNO DARIO FRANCESCHINI

GUARDIAMO AL FUTURO DEL PAESE



BRESCIA PER FRANCESCHINI



Il congresso che si terrà l’11 Ottobre dovrà confermare le ragioni che hanno portato milioni di elettori a fondare il Partito Democratico.
Siamo fiduciosi che sarà un momento reale di crescita, soprattutto se si svolgerà all’insegna della trasparenza politica e programmatica, condizioni essenziali perché il confronto possa dare risultati positivi e duraturi.
La presentazione di più candidature alla guida del partito rappresenta senz’altro una ricchezza, a patto che un punto politico sia patrimonio comune di tutti i candidati e delle mozioni che presenteranno: non si può tornare indietro dal profilo politico e programmatico tracciato al Lingotto che ha permesso al Partito Democratico di ottenere poco meno del 34% dei consensi.
Sulla esperienza de L’Ulivo, ma oltre i limiti programmatici e di coalizione di quella stagione che sono stati particolarmente avvertiti nel Nord del Paese, si tratta di realizzare un nuovo Partito e non una mera alleanza tra diverse formazioni e culture politiche. L’Ulivo è stata un’esperienza importante, soprattutto nella sua prima stagione (risanamento e aggancio all’Euro), ma dobbiamo prendere atto che il PD è nato proprio per assicurare una prospettiva al riformismo italiano, che rischiava di essere travolto dall’implosione della maggioranza variegata ed eterogenea che ha sostenuto il secondo governo Prodi.
L’obiettivo è la realizzazione di un partito innovatore e riformista, che investe sulle nuove generazioni e ritiene il rinnovamento un processo decisivo, non un fastidio da rimuovere, per la costruzione del Partito Democratico.
Guardiamo al futuro, per offrire risposte adeguate ad un Paese provato dalla crisi economica e governato da una destra non all’altezza dei problemi da risolvere, perché incapace di puntare davvero sulla valorizzazione delle nostre risorse più autentiche.
Vogliamo contribuire alla costruzione di una Italia dinamica, capace di innovare e di investire sul futuro dei propri giovani: una società aperta, che assecondi la capacità di intraprendere dei ceti produttivi, valorizzi la centralità del lavoro ed assicuri l’universalismo dei diritti di cittadinanza, ivi compresa la sicurezza, in tutte le sue accezioni.
Dobbiamo costruire un partito radicato sul territorio ma aperto a tutti coloro che vogliano entrarvi per partecipare, e a coloro che vogliono esprimere (con le primarie) il loro pensiero in occasione delle scelte più importanti.
Riconosciamo nella candidatura di Dario Franceschini, nella attitudine unitaria, nel coraggio e nella tenacia, con cui in questi mesi difficili ha diretto il partito, la volontà e possibilità che il PD sia non la somma di ex, ma un partito con una propria identità politica e culturale, affinché non sia archiviato come una parentesi per ritornare al passato, ma sia veramente un investimento sul futuro.





MANIFESTO DI IGNAZIO MARINO


Come molti ragazzi della mia generazione preparavo gli esami di medicina in compagnia di un mito, un medico anche lui, Che Guevara, il cui sguardo spiccava sul poster appeso nella mia camera. Crescendo ho affiancato a quella immagine la foto di Enrico Berlinguer con i capelli scompigliati dal vento, pubblicata sulla prima pagina de l’Unità quando morì. In quegli stessi anni in cui si formava la mia coscienza di adulto, attraverso l’educazione familiare e lo scoutismo consolidavo le mie convinzioni di credente su principi che non escludevano la partecipazione al fermento sociale degli anni Settanta. Tempo dopo, vivendo e lavorando negli Stati Uniti, mi sono ritrovato a curare con il trapianto il fegato decine di veterani del Vietnam che si erano ammalati di epatite durante la guerra. Dai drammatici racconti di quei soldati contro i quali avevo manifestato da ragazzo, e dalle loro sofferenze di uomini, ho compreso meglio le responsabilità della politica, le colpe di governi che non esitano a manipolare la realtà e a privare della felicità le persone che, in genere, aspirano ad una vita serena e onesta.Il mondo è cambiato negli ultimi quarant’anni con una rapidità sconosciuta in precedenza: nel 1969 esistevano solo quattro computer collegati in una rete tra altrettante università americane. Oggi le persone che accedono a Internet sono più di un miliardo e gli studenti forse non sanno nemmeno cosa sia un poster perché scaricano le immagini dei loro miti dalla rete e le condividono con gli amici su Facebook. Però non è cambiata la loro aspirazione a costruire insieme un mondo migliore.Mi sono entusiasmato due anni fa quando milioni di persone, studenti e pensionati, lavoratori e casalinghe, in un clima festoso sono scesi nelle piazze italiane per partecipare in prima persona, con il loro voto, alla fondazione del Partito democratico. Fu un’esperienza straordinaria perché nasceva da una sentita esigenza di dare vita ad una grande forza democratica che avesse l’ambizione di governare il paese per modernizzarlo, strapparlo all’assenza di meritocrazia, alla corruzione dilagante, alla paura della diversità, eliminando l’abitudine a spacciare la furfanteria per competitività, ma soprattutto restituendo la speranza, la cui perdita in particolare tra i giovani, è l’elemento di disgregazione sociale più distruttivo che si conosca.L’originalità dell’idea e la sua audacia risiedevano nella convinzione di voler edificare un partito non funzionale a se stesso e alla propria classe dirigente ma costruito da persone di diversa estrazione e orientato ad ascoltare tutti sui grandi temi della nostra epoca. Un partito in grado di ricreare luoghi di incontro e di discussione, anche accesa: luoghi non per pochi che si riuniscono per parlare del paese ma per molti che vogliono parlare con il paese. Oggi spiace constatare con amarezza che la politica spinge il dibattito pubblico a imputridire su argomenti che nulla hanno a che vedere con le esigenze della società, mentre buona parte della classe dirigente eletta si balocca intervenendo a proposito di vicende irrilevanti o semplicemente fastidiose, chiusi in palazzi dove non giunge l’eco della vita quotidiana.Dove sono finiti i temi che riguardano la vita di ognuno? Il diritto al lavoro, ad un salario dignitoso, alla casa, la gestione dei rifiuti nelle grandi aree metropolitane, i treni per i pendolari, i cinquecento ospedali a rischio sismico, il milione di persone che ogni anno emigra dal sud per curarsi in un ospedale del nord, gli oltre 200 mila precari di una scuola sempre più povera, la giustizia senza risorse che costringe le persone nel limbo dell’incertezza? In Italia esiste una maggioranza che non vota centro-destra, che non frequenta le feste alla panna montata nei palazzi lussuosi, che si riconosce nei principi della solidarietà e dell’uguaglianza, ma che oggi si sente orfana e disunita in assenza di un interlocutore credibile, di un partito politico che si assuma delle responsabilità e sappia creare le alleanze essenziali per proporsi credibilmente al governo del paese. Non è un ragionamento scontato per me che, sino al 2009, non ho mai posseduto una tessera di partito anche per il disgusto che provavo, e provo, quando apprendo che qualcuno è diventato primario o impiegato all’aeroporto perché il politico giusto ha fatto la telefonata giusta. Eppure, mi sono convinto che la forza organizzata di un grande partito politico possa contribuire a raddrizzare le sorti di un paese zoppicante anche per quel che riguarda il rispetto delle regole democratiche.Purtroppo, dopo la campagna elettorale del 2008, l’intuizione iniziale si è arrestata di fronte ai limiti o ai timori di un gruppo dirigente che non ha saputo gestire la forza del cambiamento. La reazione è stata la chiusura, l’autoconservazione più che la sfida, in pieno stile gattopardesco, uno stile che oggi mostra tutta la sua debolezza e che rischia di ferire mortalmente quel che resta del progetto. La vicenda del testamento biologico è stata esemplare: la posta in gioco non era solo consegnare una legge laica al paese, attraverso la quale ognuno potesse fare una scelta in base alle proprie convinzioni o alla propria fede. Significava affermare il principio secondo cui uno stato laico deve sempre proteggere i diritti civili con norme che siano davvero rispettose degli orientamenti e della libertà di ciascuno. Non “diritti speciali”, ma diritti uguali per tutti, siano essi gli ammalati, le donne, le coppie di fatto, gli omosessuali o chiunque altro.Per questo il testamento biologico è stato la cartina di tornasole che ha dimostrato come la maggioranza della nomenclatura ha preferito una falsa unità, solo di facciata, piuttosto che dare una risposta chiara ad uno dei mille interrogativi che la modernità ci pone. E lo stesso accade per molti altri temi. Il Partito democratico ha mai discusso e poi stabilito una linea sull’opportunità o meno di tornare all’energia nucleare quando anche il Nobel per la fisica Carlo Rubbia ci ricorda che non esistono metodi sicuri per smaltire le scorie radioattive? E come si pone nei confronti di un paese nei fatti multietnico ma dove la cultura dell’integrazione è ancora un miraggio? Perché non si parla quasi mai del controllo che la criminalità organizzata esercita su parte delle attività produttive e dunque sull’influenza che ha sull’economia del paese? La mia risposta è netta: l’intuizione è stata giusta ma il percorso è sbagliato e perseverare nell’errore porta al fallimento.E’ necessario, non per il Partito democratico che io concepisco come strumento, ma per il paese ascoltare le persone, raccogliere le idee migliori, offrire opportunità a chi è pronto ad impegnarsi, favorire meccanismi che diano la certezza che pagare le tasse non significa sovvenzionare lo sperpero del denaro pubblico ma affidare a chi accetta di sottoporsi al pubblico scrutinio le risorse per migliorare la vita di tutti. Le persone che incontro nelle piazze, negli ospedali, nelle scuole, nelle aziende continuano a credere in questi valori, ma vogliono il confronto, chiedono di essere ascoltati perché non si fidano più di un progetto a scatola chiusa proposto da chi ha dimostrato di non essere più al passo con i tempi. I sostenitori del Partito democratico sono stufi, delusi, nauseati dalle incertezze e chiedono posizioni nette e trasparenti dove, come si legge nel Vangelo di Matteo, il sì è sì, il no è no, tutto il resto è del maligno. E se non si trova un accordo, o se vogliamo chiamarla una “mediazione alta”, su un tema specifico, io penso che tutto il partito debba esprimersi liberamente e poi esigere fedeltà alla linea decisa democraticamente dalla maggioranza: è un diritto che gli iscritti dovrebbero rivendicare e poi sarà compito dei dirigenti dirigere e conciliare. Perché se manca questo, manca l’efficacia dell’azione. E tutti sappiamo di quanto sia necessario in Italia abbandonare gli annunci e agire, agire, agire.Condivido questi sentimenti con moltissimi sostenitori del Partito democratico che in questo momento non si sentono pienamente rappresentati dai leader attualmente in campo e che mi chiedono di impegnarmi in prima persona. Per questo credo che il congresso debba servire soprattutto a fare chiarezza, a raccogliere una sfida e a dimostrare che è possibile cambiare, costruire attraverso il lavoro di persone giovani di spirito e solide negli ideali, appassionate, libere, visionarie ma determinate a far uscire dal tunnel della crisi economica e della mediocrità informe di chi lo governa, un paese conosciuto in tutto il pianeta per la generosità e l’intelligenza del suo popolo

Prof. Ignazio Marino chirurgo, senatore Pd






STAMPA DA NON PERDERE


Chi ha visto i 35 miliardisperperati dal Tesoro?
di EUGENIO SCALFARI


SONO molti, anzi moltissimi gli italiani che di fronte allo scandalo Berlusconi (non saprei chiamarlo altrimenti) rispondono: "A noi non importano i suoi vizi, privati o pubblici che siano; a noi importa che governi bene nell'interesse del paese e dei cittadini". Si può non essere d'accordo su questo modo di ragionare che reputa la coerenza morale come un "optional" al quale un personaggio pubblico può sottrarsi. Ma adattiamoci a questa diffusa indifferenza morale e seguiamo pure quel modo di ragionare: sta governando bene? Poniamoci solo questa domanda e cerchiamo di rispondervi con fatti e cifre. Il governo ha varato un nuovo decreto legge per contenere la crisi e ha presentato il bilancio di un anno e mezzo di attività. Possediamo dunque tutti i dati per rispondere e non sono dati controversi perché è lo stesso governo a fornirceli. Il deficit è arrivato al 5,2 ed è molto probabile che salga ancora. In parte questo pessimo risultato è dovuto a cause internazionali ma in altra parte è dovuto a cause esclusivamente interne e cioè all'andamento della spesa pubblica e delle entrate. La spesa è aumentata in un anno del 4,9 per cento. In cifre assolute si tratta di 35 miliardi di euro. Stiamo parlando di spesa corrente della Pubblica amministrazione. Come è stato possibile uno sfondamento di queste dimensioni che equivale ad una pesantissima manovra finanziaria? Voglio citare il commento che di questo sfondamento sorprendente ha fatto Romano Prodi in un articolo pubblicato sul "Messaggero" di mercoledì scorso: "Questo dato mette in evidenza una non prevista espansione della spesa ordinaria della pubblica amministrazione di fronte ad una preoccupante caduta degli investimenti. Tutto questo in presenza di una diminuzione del peso degli interessi sul debito pubblico per effetto della caduta dei tassi sui mercati internazionali. Davvero viene da pensare che qualche "fannullone" si sia dimenticato di esercitare il proprio compito di contenere la spesa corrente e indirizzarla invece verso gli investimenti necessari per sostenere lo sviluppo futuro del paese".
Io capisco che il nostro premier non voglia rispondere sulle veline, sulle "escort" e sul processo Mills. Ma qui stiamo ponendo a lui e al suo ministro dell'Economia una domanda di tutt'altra natura: che ne avete fatto di quei 35 miliardi di maggiori spese in un anno di vacche magrissime? In teoria ci potreste rispondere che quei miliardi li avete usati per "stimolare" l'economia. Invece no, neppure quello avete fatto. I denari freschi per stimolare o sostenere l'economia ammontano in tutto e per tutto in 3 miliardi, pari allo 0,2 per cento del prodotto nazionale lordo in confronto con il 3 per cento che è la media dei paesi Ocse. Dieci volte meno di tutti gli altri. Allora ripeto: che cosa ne avete fatto di quei 35 miliardi? Altre domande non meno stringenti potrebbero esser fatte. Per esempio sul piano-casa che prevede centomila alloggi per famiglie con basso reddito. I progetti saranno certificati da un professionista di fiducia del committente. Sono veramente necessarie queste case, con le quali il territorio sarà definitivamente devastato mentre esiste una quantità di case sfitte per le quali non c'è domanda di mercato? Un altro esempio riguarda la messa sotto schiaffo (nel decreto approvato venerdì dalla Camera) della Corte dei conti che il governo sta riducendo a un simulacro manomettendo i suoi poteri di controllo sulla pubblica amministrazione. Chi è il "fannullone operoso" che stravolge dall'interno il sistema delle garanzie dilapidando risorse al punto che bisognerebbe segnalarlo al ministro Brunetta per le opportune sanzioni? Può darsi che i molti che se ne infischiano delle veline, delle "escort" e del processo Mills se ne freghino anche della dilapidazione delle pubbliche risorse se non sono loro ad esserne toccati e anzi se per caso ne sono addirittura beneficiati. La comunità nazionale affonda ma i molti che appartengono alla vasta cerchia clientelare ne godono. Il rampante Tarantini è solo uno dei tanti e fa il nababbo tra la sua fattoria pugliese e la villa di Porto Cervo in prossimità di Villa Certosa. Non saranno certo lui e i tanti come lui a preoccuparsi del "fannullone" che sperpera a Roma. Però non c'è solo questo, il catalogo è lungo. Adesso faremo parlare Mario Draghi, governatore "pro tempore" della Banca d'Italia fino a quando i "fannulloni" non lo sbatteranno fuori perché sta diventando troppo ingombrante. * * * Parlando mercoledì scorso davanti alle competenti commissioni parlamentari il governatore ha sollevato un tema del quale finora sono in pochi ad essersi accorti nell'ambito delle istituzioni e quei pochi si sono ben guardati di renderlo oggetto di pubblico dibattito: l'usura nelle sue più varie forme, la penetrazione della mafia, della camorra e della 'ndrangheta nel tessuto imprenditoriale, specialmente nel settore delle aziende medio-piccole e piccole che hanno poca capacità di resistere alla crisi. Draghi ha lanciato un allarme rosso su questo fenomeno che sta penetrando massicciamente nel tessuto produttivo non solo sotto forma di racket o di prestiti usurari, ma anche di acquisto di aziende che non sono più in grado di sostenersi e che vengono utilizzate dalla criminalità come preziose stazioni di riciclaggio per capitali accumulati con il commercio della droga, gli appalti di favore e l'usura vera e propria. Interrogato sull'efficacia dei controlli per impedire l'estendersi del fenomeno, il governatore ha detto a chiare lettere che i controlli esistenti sono assai poco efficaci e andrebbero rapidamente revisionati. Interrogato anche sullo scudo fiscale (che verrà istituito con il decreto in corso di approvazione parlamentare) e sui suoi probabili effetti negativi sul riciclaggio di capitali, il governatore, molto prudente nel pronunciarsi su una legge in corso di approvazione, ha tuttavia manifestato un aperto scetticismo sui controlli che lo scudo prevede per impedire il riciclaggio di capitali mafiosi. Ha osservato che in altri paesi che hanno fatto ricorso in questi mesi a provvedimenti analoghi non è stato concesso l'anonimato a chi decide di far rientrare capitali, non sono state abbonate le tasse evase ed è stata prevista una rigorosa certificazione sull'origine dei predetti capitali. Nulla di simile è contenuto nella normativa predisposta nel decreto, sicché il rischio che capitali di origine criminale rientrino in Italia beneficiando per di più della robusta sanatoria che il decreto prevede, è ampiamente incombente. All'allarme di Draghi si sono associate le parti sociali e in particolare la Confindustria, i commercianti, gli artigiani e l'associazione bancaria Abi. Ma le questioni sollevate dal governatore non si limitavano all'usura e al riciclaggio. Riguardavano anche le norme previste nel decreto sulle banche. Si è infatti scoperto che alcuni articoli della legge imponevano alle banche misure molto pesanti che rischiavano di incepparne seriamente il funzionamento. Il governo (i soliti "fannulloni") non se ne erano evidentemente resi conto, ma sotto le energiche proteste dell'Abi e della stessa Confindustria, ha deciso di annullare quelle disposizioni rinviando di 48 ore il voto di fiducia. Intanto si è saputo che le "sofferenze" bancarie, cioè i crediti che i debitori non sono più in grado di restituire, sono aumentate in questi mesi del 125 per cento rispetto al periodo precedente e tutto fa prevedere che continueranno ad aumentare con ritmi ancor più intensi. La conseguenza inevitabile è una valutazione ancor più rigorosa del merito del credito, specie nel settore delle imprese medio-piccole, le più bisognose di sostegno. * * * Parole che direi definitive sono state dette in proposito dall'amministratore delegato di Banca Intesa, Corrado Passera, nell'intervista pubblicata venerdì sul nostro giornale. La fonte è insospettabile per oggettività politica e prudenza di giudizi: Passera è il banchiere che ha voluto e finanziato la nuova Alitalia, così come aveva voluto e finanziato la nuova Telecom senza più il controllo di Tronchetti Provera. Ed è quello stesso banchiere che ha già stipulato con Confindustria il finanziamento delle Pmi con una linea di credito complessiva di 500 miliardi di euro. Ed ecco il suo giudizio sulla situazione e su ciò che ci aspetta a partire dal prossimo settembre. "Oggi produzione, fatturato interno, export e investimenti sono tutti in drammatico calo. Ciò che è stato fatto finora è nella direzione corretta, ma affinché queste misure abbiano effetto ci vuole molto di più di fronte ad una recessione di tale gravità. L'Italia ha ritardi infrastrutturali gravissimi. L'efficienza del sistema-paese è il nostro vincolo più grave e poi lo scarso dinamismo della società che viene da fattori che ci vedono in fondo a tutte le classifiche mondiali: mobilità, meritocrazia, capacità decisionale. Qui c'è il nostro problema maggiore che logora non solo l'economia ma anche la democrazia". Più prudente ma più chiaro e più sincero di così...! * * * La Lega punta sul federalismo ed ha la capacità politica di imporlo a Berlusconi. La Lega è in grado di ricattare politicamente Berlusconi così come una qualunque "escort" è e sarà in grado di fare su tutt'altro piano. Tra i due tipi di ricatto, così diversi tra loro, c'è tuttavia un nesso evidente che dimostra appunto la ricattabilità del premier. Le conseguenze sul piano della governabilità sono sotto gli occhi di tutti. I dati e i giudizi sopra riportati sono anch'essi sotto gli occhi di tutti e c'è anche sotto gli occhi di tutti la necessità di quello che Corrado Passera ha chiamato uno "shock positivo", cioè un'immediata politica di rilancio che contenga la gravissima recessione che non sta affatto alle nostre spalle ma davanti a noi. Se lo shock positivo non ci sarà - e non c'è alcun segno che possa arrivare in tempo utile - avremo uno shock negativo che un paese economicamente prostrato e politicamente imbambolito non è in grado di fronteggiare. Il premier e i suoi sodali del partito guidato dall'avvocato Ghedini non sembrano rendersene conto e daranno priorità ad una dissennata riforma della giustizia che provocherà una traumatica torsione istituzionale. La Lega dal canto suo vorrà portare a casa quanto più potrà di federalismo e di barriere anti-immigrazione e soprattutto anti-integrazione. Sono due mine vaganti ad altissimo contenuto esplosivo e questo spiega le preoccupazioni del presidente della Repubblica e nell'ambito del centrodestra del presidente della Camera, Gianfranco Fini. Occorrerebbe arrestare qui ed ora questa deriva. Non è un complotto politico né un catastrofismo perverso e infondato, ma una lucida visione dei fatti. L'esito è nelle mani degli italiani se sapranno essere all'altezza del compito.



ORGANIZZAZIONE DI CIRCOLO

Molte sono le questioni organizzative affrontate nell'ultimo direttivo di Giugno. A partire dal mese di Settembre si darà inizio alla fase operativa di organizzazione del Partito sia a livello territoriale che di incarico legato alle questioni di amministrazione locale

Nel mese di Agosto ,approfittando della pausa politica estiva, si concretizzerà la manutenzione del sito di Circolo. Il progetto è dar vita ad uno strumento che possa contemporaneamente essere una piazza telematica dove incontrarsi e discutere, uno spazio informativo della vita del Comune edell'Amministrazione ed un punto di incontro con le donne e gli uomini del PD impegnati in Amministrazione. Come ?

· ·Il sito sarà suddiviso in tre sezioni
· 1.1 Informazione di quanto succede in paese con commento
· 1.2 Informazioni generali di politica italiana e estera con articoli presi da stampa
· 1.3 possibilità di inserimento di video e link correlati

· 2.1 Inserimento mediante scanner di documenti (delibere, volantini ,giornalini e volendo delle riprese del Consiglio comunale)

· 2.2 Inserimento del sito dei nostri consiglieri (con possibilità di interloquire)

· 2.3 attività della delegazione PD che si interfaccerà con l’amministrazione comunale

· 3.1 creazione di un blog interattivo che diventi punto di riferimento per Paratico

In questo modo crediamo sarà possibile informare sull'attività del Partito e nel contempo creare uno spazio di servizio utile a tutti i cittadini di Paratico







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