lunedì 7 settembre 2009

STAMPA DA NON PERDERE


Democrazia a bassa intensità


È tornata questa cosa del comunismo. Anzi, è tornato il riferimento al comunismo, e persino al cattocomunismo. Berlusconi ha dichiarato che la storia della libertà di stampa è una favoletta dei comunisti e dei cattocomunisti. Che in realtà non esiste, etc. etc. etc. Lo sappiamo come funziona. Ma sono affascinato da questa vicenda del comunismo, e poi del suo ibrido forse ancora più stupefacente, quel cattocomunismo, che conterrebbe secondo molti un ossimoro politico e dunque un tradimento, una sorta di figlio politico della vergogna. Berlusconi, e non è la prima volta che lo scrivo, è invece un figlio degli anni Cinquanta, della cortina di ferro, delle purghe staliniane. Uno che non è mai riuscito a togliersi di dosso una convinzione: il comunismo esiste ancora, al di là di Cuba e della Cina. Ed è un pericolo, ancora, per le democrazie occidentali. E Berlusconi non riesce a convincersi di una realtà assai palese: i comunisti non esistono più da nessuna parte. A parte qualche rara e ridicola accezione.Ma lui, Berlusconi, quando dice questo, non fa propaganda ma esprime la pancia del paese, del nostro paese. Perché anche questo va detto. Tutti parliamo della “pancia dell’America” ogni volta che arrivano le elezioni presidenziali. Ovvero: l’America che conosciamo noi non è quella vera. Quella vera è assai peggio, è più arcaica, ha votato per ben due volte Bush figlio, e secondo i media italiani non avrebbe mai votato Obama, che piaceva solo a noi europei. Non è stato così, ma la pancia dell’America, è argomento periodico.Ma la pancia dell’Italia? C’è? C’è, e Berlusconi la conosce bene. I giornali quasi per nulla, che continuano a stupirsi del fatto che la maggioranza degli italiani voti Berlusconi. La pancia dell’Italia è fatta di gente che continua a dire, come il nostro premier, “i comunisti”. Gente colta, con lavori importanti, non avanzi della guerra d’Etiopia. La pancia di questo paese è fatta da gente che non ritiene la democrazia un valore, e se è per questo neppure la libertà di stampa, purtroppo. La pancia di questo paese per buona parte dice ancora: “quando c’era lui”. La pancia di questo paese ha guardato alle sinistre sempre con odio, rabbia, sospetto e diffidenza. La pancia di questo paese è il 65 per cento dell’elettorato.Questa è la tragica verità. Tutti conoscono la risposta che diede Leonardo Sciascia alla giornalista Marcelle Padovani, nel libro intervista La Sicilia come metafora, una risposta del 1979: ««E le dirò questa — per me terribile — verità: ancora oggi credo che una buona parte di italiani (di destra, di sinistra, di centro) vivrebbe nel fascismo come dentro la propria pelle. Magari dentro un fascismo meno coreografico, con meno riti, con meno parole: ma fascismo. Un regime che non dia la preoccupazione di pensare, di valutare, di scegliere...».Sono passati trent’anni, e forse nessuno oggi vivrebbe più nel fascismo, è un autoritarismo vecchio e superato. Ma la pancia del paese dice ancora questo. Vuole una democrazia a bassa intensità, non ingombrante, che non chieda troppo a elettori e cittadini. Una democrazia a bassa intensità dove le decisioni le prende il capo. Che è la loro pancia, il loro immaginario, e il loro divertimento, persino. Che dire d’altro?

Nessun commento: